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LA WIENER WERKSTÄTTE

 

La Wiener Wekstätte fu la realizzazione più duratura della Secessione Viennese: nata nel 1903, fu attiva fino al 1932 e operò come braccio armato del movimento secessionista, mettendo in pratica l’ideale dell’opera d’arte totale, con la consonanza assoluta tra l’edificio e il dettaglio, tra il dipinto, l’arredo e la moda. L’architettura e le arti figurative poterono così conquistare la dimensione dell’arte applicata, misurandosi col progetto a piccola scala e col dettaglio, entrando nelle case e nobilitando gli oggetti d’uso.

KLIMT E I SUOI COMMITTENTI

 

Se volgiamo lo sguardo al rapporto tra Klimt e i suoi committenti, siamo destinati a confrontarci con un evento che, rispetto alla questione, fa da spartiacque: la commessa pubblica per decorare il principale ambiente di rappresentanza dell’Università di Vienna, vale a dire la sua Aula Magna. La vicenda scuote le anime dei contemporanei

L’INCREDIBILE STORIA DEL ‘RITRATTO DI ADELE BLOCH BAUER I’

RITRATTO DI ADELE BLOCH BAUER

Il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, quello che è probabilmente il più celebre dipinto di Gustav Klimt, è al centro di un affaire incredibile e romanzesco, che interseca le vicende storiche dell’Europa continentale lungo tutto il XX secolo. La dama ritratta apparteneva alla ricchissima dinastia di industriali di origine ebraica dei Bloch.  I membri di questo clan all’epoca del dipinto erano il cuore dell’alta società viennese.  Ma la figura cardine di tutta la vicenda è rappresentata da Maria Altmann, figlia di Maria Teresa Bauer (1874 – 1961) e Gustav Bloch (1862 – 1938). Vediamo come.

KLIMT E LA ‘FINIS AUSTRIAE’

in quell’epoca si viveva di ricordi come oggigiorno
si vive della capacità di dimenticare alla svelta e senza esitazione.
Joseph Roth, La marcia di Radetzky

La Vienna di Klimt fu una città molto vivace: il fervore artistico e culturale veniva nutrito da una ricca committenza, alimentata principalmente dai ceti industriali e finanziari della capitale, ma oltre l’apparenza della grande metropoli borghese in espansione già covavano quelle inquietudini e quelle tensioni che di lì a poco sarebbero sfociate nel grande conflitto mondiale.

IL FREGIO DI BEETHOVEN

IL FREGIO DI BEETHOVEN

 

È difficile capire l’arte della Secessione Viennese, e l’arte di Klimt in generale, se non si guarda con attenzione al Fregio di Beethoven, una delle opere più significative del grande artista austriaco. In esso trova espressione un elemento centrale dell’estetica secessionista: il trionfo dell’arte sopra ogni cosa. L’opera di Beethoven era considerata «l’esaltazione dell’amore e dell’abnegazione che possono redimere l’uomo». Come scrive Eva di Stefano, è possibile leggere nel Fregio «la contrapposizione atemporale tra bene e male, e l’aspirazione al riscatto ideale attraverso l’arte, dal punto di vista del rapporto uomo-donna: nell’opera il momento della liberazione è identificato con il raggiungimento dell’estasi amorosa, e il regno ideale con l’abbraccio di una donna».

L’INCONTRO TRA KLIMT E SCHIELE

 

Nell’arco della sua intensa carriera, Klimt fu indubbiamente un indomito attore della scena culturale: protagonista della Secessione Viennese, estensore dei suoi manifesti programmatici, promotore della rivista «Ver Sacrum»,  animatore della Wiener Werkstätte, ma – più di ogni altra cosa – egli fu uno scopritore di talenti.

KLIMT AUTORE DI DISEGNI EROTICI

 

Nel corpus della produzione klimtiana si contano più di quattromila fogli, disegni, schizzi a matita – che testimoniano come Klimt sia stato uno dei più grandi maestri del disegno del Novecento. Mentre nella pittura egli spesso sembra ricercare la tensione metafisica delle icone sacre, nel disegno il suo tratto è invece molto più libero e fluido.

KLIMT PITTORE DI PAESAGGI

Durante le estati tra il 1900 e il 1916, trascorse nel paesaggio lacustre dell’Attersee insieme a Emilie Flöge, Klimt realizzò 55 dipinti a tema paesaggistico. All’interno della produzione pittorica klimtiana, si tratta di un nucleo omogeneo con caratteristiche uniche e proprie: non esistono schizzi, perché a queste tele il pittore viennese lavorava “en plein air”, col cavalletto piantato tra gli alberi o in barca, e successivamente le completava nel suo atelier.

LA PRIMAVERA SACRA DEI SECESSIONISTI

 

Sarebbe difficile comprendere il fenomeno della Secessione Viennese nel suo complesso senza soffermarsi a considerare la vicenda di «Ver Sacrum», la rivista che fu l’organo ufficiale del movimento artistico. Il titolo, tratto da una lirica del poeta romantico Ludwig Uhland, significa Primavera sacra e allude programmaticamente alla rinascita dell’arte.

KLIMT E L’ORO DI BISANZIO

klimt-bacio

La storia dell’arte è piena di viaggi di formazione più o meno celebri: uno su tutti, quello di Brunelleschi e Donatello a Roma nel 1402. Vasari racconta che Brunelleschi, una volta arrivato a Roma,  “vedendo la grandezza degli edifizii e la perfezzione de’ corpi de’ tempii, st[esse] astratto: che pareva fuori di sé”. Si dice che quel viaggio sia stato il momento in cui i due artisti fiorentini poterono immergersi nella grandezza dell’arte classica, appropriarsi del suo linguaggio e riproporlo nel nuovo contesto che stava nascendo.