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L’INCONTRO TRA KLIMT E SCHIELE

 

Nell’arco della sua intensa carriera, Klimt fu indubbiamente un indomito attore della scena culturale: protagonista della Secessione Viennese, estensore dei suoi manifesti programmatici, promotore della rivista «Ver Sacrum»,  animatore della Wiener Werkstätte, ma – più di ogni altra cosa – egli fu uno scopritore di talenti.

Il più puro dei quali, egli incontrò nel 1907 al Cafè Museum di Vienna: un ragazzo appena diciassettenne, appassionato di pittura e aspirante pittore, di nome Egon Schiele. Malgrado i 28 anni che li separavano, i due capirono di condividere lo stesso spirito artistico e soprattutto la stessa passione per il corpo femminile, e strinsero amicizia. Schiele, che era affascinato dall’arte di Klimt, diventò subito il suo pupillo. Klimt lo aiutò, procurandogli incarichi e lanciandolo alla ribalta. Assieme a Oskar Kokoschka, Schiele diventò uno dei massimi esponenti del primo espressionismo viennese.

L’aiuto di Klimt fu nuovamente fondamentale per Schiele nel 1911: un anno prima egli era stato rinchiuso in carcere, a seguito di ingiuste accuse di molestie a una minorenne. In realtà aveva messo in posa una ragazza di diciassette anni, Wally, di cui di era innamorato e con cui aveva avuto una relazione. La colpa, per le autorità, era diventata quella di aver esibito i suoi quadri, ritenuti osceni. L’esperienza del carcere fu durissima per il giovane artista, ma al termine della detenzione Klimt riuscì in breve tempo a ottenere per lui diverse commissioni, e il giovane tornò subito alla ribalta della scena artistica europea.

Per Schiele Klimt fu dunque qualcosa di più importante di un maestro: fu un punto di riferimento umano, più che artistico. Entrambi credevano nella libertà di mostrare senza pudori l’amore, nelle sue forme: amici per tutta la vita, se ne andarono lo stesso anno, il 1918, l’ultimo di quella Felix Austria di cui avevano illustrato i gloriosi anni finali.

 

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